Traduzione e adattamento Ola Cavagna
Con Nicola Bortolotti
Regia di Ola Cavagna
Impianto scenico e visioni Ginevra Napoleoni e Massimiliano Siccardi
Costumi Ivan Bicego Varengo – Luci Alberto Giolitti
Musiche a cura di Tommaso Ziliani
Direzione tecnica Alberto Giolitti – Riccardo Livermore
Associazione Baretti/Associazione Isola
Debutto Teatro Baretti 1-2-3 aprile
Dio, e adesso?
A chi getto i semi oltre la mia spalla sinistra?
Posso smembrare un morto e seppellirne i pezzi nei campi?
In sogno i morti mi appaiono come maschere o topi?
E poi, ho forse il terrore che il sole, un giorno o l’altro,
non risorga, oppure che l’erba non cresca più?
Vivo in questa continua ansia? L’anno è un tempo concluso,
col suo principio e la sua fine,
e dunque con una morte e una resurrezione?
Il grano ha qualche importanza nella mia vita?
Penso che un’orgia su una tomba aiuti il raccolto?
E quanto alla luna, la trovo solidale col serpente? Mi sbaglio, Dio,
o il tempo si riapre non ha più la sua forma d’uovo? […]
«Quel che io ho visto nei cereali,
quel che ho imparato da questo rapporto,
quel che ho inteso dall’esempio dei semi
(che perdono la loro forma sottoterra, per poi risorgere)
tutto questo rappresenta la lezione definitiva».
Ma ora questa lezione definitiva non serve più.
Ciò che tu vedi nei cereali,
ciò che intendi dal rinascere dei semi è per te senza significato,
come un lontano ricordo che non ti riguarda più…
Infatti non c’è nessun Dio.
Pier Paolo Pasolini
“Preghiera su commissione”
L’incontro con Tolstoj è avvenuto per me a tredici anni con Anna Karenina ed è stato amore a prima vista. Anni dopo, scoprire che Pasolini, padre della drammaturgia contemporanea, avesse fatto di “Gerasim”, servo nell’Ivan Il’ic di Tolstoj, l’angelo protagonista di Teorema e avesse concluso il cortometraggio su Otello con un omaggio alla visione del cielo di Andrej in Guerra e pace, mi ha ulteriormente radicata nella mia passione.
Tolstoj: inviso agli ortodossi per la sua visione del mondo, per me padre del flusso interiore, ci ha regalato pagine indimenticabili. Lo spettacolo prende spunto dai racconti, da Anna Karenina da Guerra e pace e culmina con La morte di Ivan Il’ic, affrontando l’origine e la fine di ciò che ci è dato di conoscere: la vita e la morte insomma, che cosa c’è di più semplice? Da questa raffigurazione si sviluppa una teatralità espressivamente giocata tra parole vive e registrate, immagini e sdoppiamenti di personaggi. Ci dice come la morte sia un nulla leopardiano appena ravvivato dall’amore. “Noi viviamo per dire sempre addio, ma solo così viviamo”.
Ola Cavagna